Comune di Poschiavo
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Gentili Cittadine, gentili Cittadini
Amiche e amici della Val Poschiavo

Ringrazio i rappresentanti della Comunità per avermi fatto parte di questa festa, che sento mia non solo perché amante della Svizzera e delle montagne, ma anche perché professionalmente sono cresciuto in Ticino e nella RSI, grazie alla quale ho potuto approfondire la passione giornalistica dei documentari. Però, è vero, vengo dall’esterno della valle e sono nato fuori la Confederazione, anche se in una terra affine come la Lombardia, nell’area culturale e dialettale della bella Val Poschiavo.

Proprio per questo, vorrei usare questa caratteristica per parlarvi da una angolazione un po’ diversa, come in un film quando piazzi la camera in un punto un po’ discosto. La trama rimane la stessa, ma il punto di vista cambia e quindi cambia il modo di vedere.

Ho girato molto le Alpi, dalla Liguria dove la nostra catena montuosa vede il mare, alla Slovenia dove le lingue perdono il ceppo dell’Europa centrale per diventare slave. E ho conosciuto molta gente, dai contadini del comasco, le mie prime montagne, a Reinhold Messner, con cui ho trascorso l’ultima settimana per inaugurare il suo sesto museo.

Posso dire che mai, mai, ho conosciuto una zona delle Alpi come durante i tre mesi in cui mi sono trovato qui in Val Poschiavo quest’inverno, quando con il regista Valerio Scheggia abbiamo girato il documentario sugli uomini della Retica. E con loro, di riflesso, con quelli di Vecellio, Repower, tra i ristoratori, la gente del paese, il meccanico, il benzinaio, il panettiere, fino alle commesse dei negozi dove si faceva la spesa.

Mi sono reso conto di aver cambiato angolazione, di non aver più solo quella di chi conosceva la valle solo per esserci passato in treno. Così mi sono reso conto che qui c’è un mondo diverso. Diverso per almeno 4 motivi.

Diverso per il territorio. Filmavamo che su al passo da Bruno c’era la bufera di neve mentre a Campocologno si stava in maglietta e al viadotto di Brusio il prato era ancora verde, vivendo almeno tre stagioni in una unica giornata.

Diverso per la gente. Da quest’inverno ho una famiglia poschiavina nello chalet della stazione e grazie a loro e ai loro ospiti ho capito cosa significa sedersi al tavolo rotondo. Mi sono immerso coi colleghi nelle sere del paese, quando qualche buon bicchiere aiutava a raccontare storie fatte di passione per la terra, dal rispetto quotidiano per la valle alla cura del monte.

Diverso per la lingua. Il rispetto quotidiano di poco fa che arriva, parlo a titolo personale, alla lingua. Il Pusciavin, questa vostra variazione alpina del ceppo Lombardo, è un piacere da ascoltare, tanto più se parlato anche dai giovani. Noi a valle il dialetto lo stiamo perdendo. Presto rimarrete gli unici a parlarlo. Rimarrete gli unici a difendere un ceppo dialettale italico che ha visto declinare le sue parole da grandi della letteratura come Manzoni e Porta.

Il mondo poschiavino è diverso per l’atmosfera. Belle cartoline delle Alpi ce ne sono molte. Dal Cervino alle Dolomiti ci sono scorci che tu puoi aver girato il mondo e affermare di non aver visto montagne come queste. E tra le “queste” ci son le nostre – passatemi il termine – della Val Poschiavo, la valle del Trenino Rosso, posti dove dal terrazzo glaciale di Cavaglia o dai boschi della Val di Campo si vive un’atmosfera alpina fatta di colori, suoni, profumi che voi avete così sapientemente mantenuto. Penso alle vedute in stile Giovanni Segantini, ma anche alle migliaia di foto che ogni giorno sono scattate dai finestrini del treno. Ho ben presente che lo avete fatto per un disegno di saggezza che è arrivato dai vostri nonni e da chi prima li ha preceduti. Però permettetemi di dirvi grazie continuando a mantenere questo disegno. Perché arrivando da Zurigo, da Lugano, da Milano, e sedersi su una panchina qui a respirare tra gli alberi ci date la certezza di ritrovare le Alpi come le vorremmo trovare.

Vorrei chiudere con una raccomandazione e un invito ad imbracciare un fucile culturale per difendere un valore. Proprio Messner - vi dicevo prima che ha allestito sei musei per raccontare la sua esperienza sulla relazione uomini e montagne di tutto il mondo - dice che la montagna per sopravvivere ha bisogno del lavoro quotidiano e del turismo.

Facciamo un esperimento. Immaginiamo le Alpi come un’isola circondata da grandi regioni. Immaginate decine di milioni di svizzeri cittadini, francesi, tedeschi, austriaci, italiani che vivono alle porte delle nostre valli. Abbiamo due alternative per procedere. La prima è aprire queste valli per farle conoscere, ma rischieremmo di riempirle di gente non in grado di comprenderle, animali da weekend che vengono, passano e se ne vanno lasciando qui solo i rifiuti. La seconda alternativa è quella di chiuderle. “Fuori tutti” per preservarle allo stato in cui la natura le ha mantenute. La legge dei numeri dice che un sistema così piccolo avrebbe difficoltà a sopravvivere per la carenza di risorse. Sarebbe bello dire che siamo completamente autonomi, ma non è così. La benzina e i pezzi delle auto che usiamo per spostarci arrivano da fuori con prezzi e regolamenti che non decidiamo noi. Gran parte di quel che mangiamo o indossiamo arriva da fuori. Anche i libri o gli oggetti nelle nostre case arrivano da fuori.

Il compromesso è allora quello del turismo intelligente. Abbiamo bisogno di risorse portate da gente che abbia chiaro che qui il visitatore è ben accetto se rispetta le regole.

Il mio invito è quello di non farvi scippare un titolo. Il Trenino Rosso è un marchio mondiale di qualità, riconosciuto perfino dall’Unesco. Non trovo giusto che a giovare di questo marchio siano Tirano, che - lo dico da italiano – non è un paese che invoglia certo a fermarsi, o a St. Moritz, che è sempre più un supermarket del lusso di stampo cinese. Sono convinto che se cavalcherete voi valligiani, se cavalcheremo noi giornalisti, il concetto di “Val Poschiavo, la valle del Trenino Rosso” ci sarà un cambio di baricentro. È certo che non interessano le masse che planano in Engadina, e che continueranno ad andarci, però penso sia giusto che combattiate per affermare l’idea che questi binari, che sono tra i più famosi del mondo, prima di arrivare in un divertimentificio, attraversino un luogo incantato che tutti abbiamo interesse a che rimanga tale. E che proprio il suo essere incantato riesca ad attirare turisti di prima classe che generino risorse per mantenerlo tale grazie a cittadini responsabili di prima classe come voi siete.

Sarà questa una battaglia per la quale non sarete soli e, una volta di più, dalla pianura vi diremo grazie!

Vi ringrazio per avere ascoltato una umile voce di pianura e auguro a tutta la Val Poschiavo e a tutti voi un buon primo agosto.